Parlare di internet senza usare un pc, un tablet, una tastiera... niente di niente.
Sarà mai possibile?
Si che lo è.
Ce lo ha dimostrato l'ing. Roberto Di Rosa, dell'Associazione Culturale Winped, in occasione dell'appuntamento di domenica scorsa con le Favole a Merenda.
In questo post vorremmo riassumere i concetti attorno ai quali si è soffermato Di Rosa sia per un promemoria che ognuno dei presenti può fissare e "ripassare" di tanto in tanto, che per fornire a chi non ha partecipato la possibilità di condividere le nostre riflessioni.
Roberto Di Rosa, ingegnere elettronico, coautore del libro Jacob nel mondo virtuale assieme alle colleghe Elisabetta Rossi e Antonella Napoletani, nell'aprire l'incontro con i genitori presenti ha raccontato come è nata l'esigenza scrivere un libro di questo tipo.
"Abbiamo pensato che fosse necessario fornire delle risposte a domande che i genitori ci facevano in merito al mondo di internet - ha detto ai presenti - in particolare in relazione al rapporto con i loro figli, alla fatica che facevano a stare loro dietro in fatto di tecnologie. Abbiamo tentato di dare alcuni consigli e possibili risposte partendo da un assunto di base: internet va visto come una grandissima opportunità e non va demonizzato. Abbiamo fatto anche dei percorsi con i genitori, anche con i nonni, così come percorsi con i ragazzi a scuola... ragazzi di seconda e terza media così come di primo superiore. Alla luce di tutto ciò, nel pensare a come aiutare i genitori su questo fronte, si è pensato ad una fiaba che parlasse degli argomenti che ci supportavano con i genitori e con i bambini".
Posta tale premessa, è iniziato l'incontro vero e proprio.
Per prima cosa ci è stato chiarito il concetto di internet: internet è una rete di computer sparsi in tutto il mondo e che si scambiano informazioni.
"Mentre i ragazzi possono anche arrivare a rispondere a questa domanda - ha chiarito Di Rosa - non altrettanto immediata è la loro risposta alla domanda successiva e cioè come si attiva internet. Mentre un adulto risponde in modo piuttosto immediato che si attiva con una linea telefonica, il ragazzino questo non lo sa".
Da qui alcune considerazioni.
Il minore può avere accesso ad una linea telefonica?
No... perchè per attivare una linea telefonica bisogna essere maggiorenni e viene chiesto un documento di identità. Una determinata linea telefonica viene attivata in abbinamento ad un soggetto ben definito.
"Quando il mio telefono si connette alla rete - ha spiegato Di Rosa - automaticamente quella connessione è bene defiita ed abbinata ad un numero che, a sua volta, è abbinato ad un soggetto. E nel momento in cui collego il mio pc alla rete, le informazioni vanno sui computer collegati da ogni parte del mondo. Quelle informazioni che, senza collegamento, restano nel mio pc, nel collegarsi alla rete circolano nei computer di tutto il mondo, connessi alla rete".
E parlando di riconoscibilità "...quando i mio pc si collega il mio gestore mi assegna un codice, un numero, un indirizzo IP che identifica il modo univoco la mia connessione in quel momento. Ogni computer connesso alla rete ha un indirizzo IP e quando da quel computer si naviga nei vari siti, i computer dei siti internet a cui si arriva memorizzano il mio IP".
E passando allo specifico dei controlli "...un'altra cosa che i ragazzini spesso non sanno è che nel mondo di internet c'è la Polizia Postale che controlla il traffico on line".
Nel fare poi una panoramica circa l'evoluzione di internet, Di Rosa è stato chiaro "...con la possibilità di inserire contenuti, cosa che agli albori di internet non era possibile, si è avuta una grande opportunità ma ne deriva anche una grande responsabilità perchè mentre in precedenza l'utente era passivo e subiva i contenuti inseriti da altri, ora potendo inserire contenuti l'utente diventa attivo e direttamente responsabile di ciò che fa".
Passando a parlare dei moderni social network, in particolare di Facebook, sapere che attualmente ci sono 1.400.000 utenti in tutto in mondo, si ha un'idea di cosa voglia dire entrare nella rete.
Detto tutto ciò non ci si può certo far prendere dallo sconforto. Di Rosa è stato il primo a sottolinearlo più volte. "Non è negando ai vostri figli di avere un approccio con il mondo virtuale che li si protegge dalle insidie che possono esserci - ha detto con forza - ma è parlando con vostro figlio e standogli accanto, aiutandolo a fare un uso consapevole della rete che lo si aiuta davvero. Negare internet ad un figlio vuol dire, attualmente, non dargli gli strumenti necessari per poi misurarsi con il mondo sul fronte della formazione, sul fronte lavorativo... Aiutarlo a conoscere i rischi della rete, le regole della rete e come farne un uso consapevole vuol dire metterlo in condizione di sfruttare a meglio quella che va considerata, perchè lo è, una grande risorsa dei nostri tempi".
Bhè... non ci ha detto niente di nuovo, è vero. Ma confrontarsi su queste tematiche, condividere dubbi e perplessità, ottenere delle risposte chiare ed immediate ci è stato molto utile.
E mentre noi eravamo impegnati in questi discorsi "da grandi", i nostri figli facevano un discorso analogo ma con un linguaggio diverso... a loro misura. Ne perleremo in altro post!
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